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MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA

679347
Praga, Emilio 31 occorrenze
  • 1881
  • F. CASANOVA. LIBRAIO - EDITORE
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA

alle trafitture micidiali della scienza epicurea. Ero allora al tempo delle grandi curiosità. A dieci anni spezzavo i balocchi per osservarne gli

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troppo tardi; io gli rivolsi la parola: - Signor farmacista, gli dissi, permettete che, in assenza del signor curato, io vi faccia gli onori di casa

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quell'imbroglio, non fosse un sogno: non aveva più incontrato nè il sindaco, nè il Bazzetta. Non vedevo che i miei ospiti. Sempre gli stessi volti, sempre le

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un cartoccio. - Che cosa succede? gli chiesi. - È venuto male a Don Luigi, rispose tra un soffio e l'altro. - Seriamente? - Peuh! Così, così ..., i

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Le ampolle e gli ampollini, i vasi di porcellana, le tazzette di marmo, i pestelli, le forbici, i cucchiai, i bistorini, le pentoline, le casseruole

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fu invitato a porsi dall'altra parte, e gli altri presero posto come vollero. Eravamo otto commensali. Il farmacista fu l'ultimo a venirsi a sedere

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quasi miracolosamente alle prigioni di Mantova da cui, a istruttoria finita era destinato per seguir la sorte paterna, allo Spielberg. Troncati gli

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le mie requisitorie lo siano? Gli astanti ci guardavano a bocca spalancata strabiliando di sentire un avvocato fiscale parlare con tanta disinvoltura

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Mi rivolsi al suono dei suoi passi, mi rizzai, e gli mossi incontro. Egli si fermò, mi stese ambe le mani, e, prima ch'io trovassi una parola, mi

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suscettibile. È certo che il buon curato gli aveva parlato sul conto mio a quattrocchi con quella strana benevolenza, non so come meritata da me fino

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dell'amico nostro, ch'io mi studiai di riprodurre, come l'avevo vivo davanti gli occhi, nella figura, nei discorsi, e nelle digressioni del protagonista

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piccolo mondo che spicca sopra un orizzonte immenso: quivi gli umili casi quotidiani hanno sempre per scena l'ampia campagna, il cielo infinito. Il

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tutte le soavi e tristi scene del suo amore per farne risaltare la innocenza, la purezza sopraffatta ma non vinta di lui. Ella aveva avvertito gli

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che, cadendo dall'alto, gli spruzzava copiosamente la testa. Stavo per rivolgergli la parola, quando si sollevò, e, traendo dalla fogna un cencio

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invitarne gli abitanti a salire, era coperto per metà da un'erba fitta ed uguale; l'altra metà era formata da una lunga scalinata a gradini bassi e

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come un bufalo, bestemmiando come un vetturale, pallido se vinceva, scarlatto se la fortuna gli voltava le spalle, arcigno, beffardo, arrabbiato

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preoccupazione profonda. Quando il curato si presentò all'altare tutti gli occhi si appuntarono sul suo viso come per esplorare i suoi segreti pensieri

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tabernacolo d'argento. Cantavano il tantum ergo inno di lode, dalle intonazioni gravi e melanconiche come tutti gli altri della chiesa. Un solo popolo

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curato. Ma Bazzetta gli precluse il cammino e, presolo dolcemente per un braccio, lo trascinò verso un angolo della cucina e gli si pose a parlare a

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belletta; era stanco, infangato, - ma s'era fisso di aspettarmi. Indovinai che il buon prete aveva d'uopo di uno sfogo. Gli parlai di Aminta, supponendo che

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ghiribizzo gli salta, devasta pascoli e distrugge vigneti, cosa contraria all'economia politica; abbatte baite e casolari, attentato iniquo, come

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E un dramma sognai, molti drammi sognai, come appena ebbi raggiunto il letto e chiusi gli occhi che, dopo tante emozioni, ne avevano davvero bisogno

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, e gli uomini santi le respirano ancora, e le ripetono con sapienza antica ... - Vedetela la Tebaide, vedetela la sapienza! Ditemi come è vero che le

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ermeticamente, e gli occhi spalancati oltre ogni umana possibilità. Tremava dalla testa ai piedi. Beppe dilaniava un tovagliolo con dita convulse, e, senza

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che tornerà di buon umore. - Non c'è stato da quasi un mese; quella passeggiata gli fa sempre un gran bene. Il sagrestano si fregava le mani

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senza soluzione di continuità, per quanto possano mutare i tempi e gli avvenimenti. Accanto ad essi il breviario aperto pareva annoiarsi aspettando la

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il povero papà era un uomo di buon umore: pigliava in santa pace le miserie che Dio gli mandava e portava la sua croce senza tirar mai un lamento

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cima di queste righe. Senza ch'egli ripudii gli altri suoi figli, è naturale che questi due sieno i prediletti del poeta. Guardate il sorriso

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spinse da lui. Stentò a riconoscermi. Ma poi, appena fatti i convenevoli, appiccò discorso come se ci fossimo lasciati il giorno prima. Gli chiesi

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, verzure di convalli, scroscio di torrenti, belate di mandre, tutto brillava, profumava, cantava per la presenza di lui; e sul nostro passaggio gli atomi

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aspettati. Su, su, Don Luigi vi vuol vedere. E, mettendo un dito sulle labbra coll'aria di un cospiratore, mi sussurrò all'orecchio: - Sono gli orfanelli

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